Anahata chakra, suono incausato

Con anahata chakra ci “spostiamo” alla triade c.d. superiore, di cui esso costituisce le fondamenta. Il legame con il primo chakra è evidente: alla stabilità data dal soddisfacimento delle esigenze primarie di sopravvivenza, si aggiunge quella donata dall’equilibrio emozionale. Il significato del termine sanscrito che lo designa indica quel suono che si produce senza il contatto tra due oggetti. Un’armonia dunque indipendente da fattori causanti; per questo, anahata si può tradurre come “incausato” o “non colpito”.

A livello simbolico, anahata chakra è raffigurato da un loto color vermiglio con dodici petali, al cui interno sono posizionati due triangoli equilateri, uno con il vertice rivolto in alto e l’altro con il vertice verso il basso. La stella a sei punte che ne risulta rappresenta il perfetto equilibrio che si ottiene stabilizzando le pulsioni derivanti dai sentimenti che affettano il cuore. I colori solitamente associati al quarto chakra sono il verde e il rosa, dal reputato potere calmante.

Le vibrazioni dei chakra della seconda triade sono progressivamente più sottili. Ad anahata corrisponde l’elemento (mahabhuta) aria, con la sua qualità di leggerezza. Il senso associato a questo chakra è quello del tatto, che si estende lungo tutta la superficie della pelle. Le parti del corpo collegate sono le braccia, che possiamo considerare come prolungamento del corpo, quale strumento di connessione con l’altro. Gli organi di pertinenza sono i polmoni (che gestiscono l’interscambio di aria necessario a soddisfare il fabbisogno corporeo di ossigeno e l’eliminazione di anidride carbonica) e il cuore.

Aprire il chakra del cuore, che cosa comporta

Si sente spesso dire che la soluzione a molti problemi risiede nell’apertura del chakra del cuore. Che cosa significhi questa espressione è tutto da chiarire… Indubbiamente, atteggiamenti “di chiusura”, tipo egoismo, meschinità, avarizia o insensibilità inducono, a loro volta, contrazione e rigidità a livello corporeo. Tali atteggiamenti sono solitamente dettati da strategie difensive che abbiamo adattato, magari da parecchio tempo, per proteggerci da un ambiente percepito come ostile. Per operare in maniera efficace sull’energia di anahata chakra, è necessario allora procedere a “mettersi in sicurezza”.

In questo caso, più che mai, è evidente il legame che sussiste coi precedenti livelli energetici. “Aprire” maggiormente il quarto chakra senza aver stabilizzato la coscienza a livello del primo, imparato a fluire a livello del secondo e, soprattutto, rafforzato la determinazione governata dal terzo, potrebbe rivelarsi controproducente. Immaginate di lasciar sollevare una mongolfiera senza averla dotata delle zavorre necessarie ad atterrare, di un pallone integro per assecondare le correnti d’aria e di un fuoco ben governato per tenere gonfio il pallone… un disastro!

In hatha yoga, le posizioni deputate al lavoro sull’energia di anahata sono gli inarcamenti. Allora, andiamo a stimolare questa energia, pre-occupandoci di consolidare le basi. Prima di eseguire i nostri backbend, prepariamo la colonna andando a scioglierne le rigidità. Quindi, rafforziamo gli addominali assicurandoci di attivarli senza coinvolgere inutilmente altri muscoli, specialmente nel petto.

E’ importante procedere per gradi, facendo comprendere al corpo cosa significhi stare in tale genere di asana. Si può cominciare con la posizione della sfinge e proseguire con bhujangasana (il cobra), salabhasana (la locusta) e dhanurasana (l’arco). Se i muscoli di braccia e gambe sono sufficientemente forti, chakrasana è una posizione potente.

DISCLAIMER: nell’eseguire questi asana, è necessario tenere conto di eventuali patologie discali.

Dopo aver eseguito gli inarcamenti, è fondamentale compensare. Balasana, la posizione del bambino, si rivela particolarmente efficace per distendere le due lordosi, lombare e cervicale, che sono appena state sollecitate. Inoltre, con la respirazione, si può espandere ora la parte posteriore del busto e percepire l’apertura nello spazio tra le scapole, dove è collocata l’altra estremità del chakra del cuore.

Il pranayama è lo strumento privilegiato per lavorare con l’energia di anahata charka. Quello indicato a equilibrare la circolazione del prana nelle due nadi principali (ida e pingala) è nadi shodana: la respirazione a narici alternate. Si può eseguire al termine della pratica oppure anche indipendentemente. E’ interessante notare gli effetti di tale pranayama sul flusso energetico, che determina a sua volta lo stato d’animo.