Come brillare di luce propria con l’elemento Metallo

Nella medicina tradizionale cinese, il Metallo è uno degli elementi attraverso i quali si esprime l’energia vitale in noi. Nel rapporto con gli altri elementi, il Metallo viene generato dalla Terra e dà vita all’Acqua: si trova in forma grezza nella terra, si trasforma liquefacendosi. Caratterizzato dalla durezza allo stato minerale, può essere modellato in virtù della sua intrinseca malleabilità o duttilità. Quella del metallo per fusione, dove il Fuoco gioca un ruolo essenziale, è una trasformazione gentile; non avviene in modo traumatico o attraverso l’uso della forza. Per questo motivo, mi pare si possa paragonare al processo di cambiamento che avviene con lo yoga.

Attraverso una pratica che pone l’accento sull’ascolto attento del corpo e dei suoi limiti, l’hatha yoga chiede di riconoscere, prima ancora che di sfidare, le proprie rigidità. Sciogliere nodi e tensioni in maniera graduale e rispettosa della materia corporea che ognuno ha a disposizione è uno degli effetti più importanti di questa disciplina. La trasformazione che ne consegue si manifesta ben oltre la dimensione fisica, è un cambiamento di stato, proprio come quello del metallo fuso.

Così, quasi senza accorgercene, ci ritroviamo cambiati: la trasformazione é avvenuta in modo delicato, naturale. Spesso, la presa di coscienza di questa trasformazione si rivela come una sorpresa. Ci sorprendiamo reagire in un modo diverso alle solite sollecitazioni, ci rendiamo conto di aver adottato atteggiamenti nuovi. E ci sentiamo bene, meglio, nella nostra pelle. Il cambiamento ci ha portato a essere diversi da prima, ma più simili a noi stessi, a quello che veramente siamo. Per questo ci sentiamo meglio, più liberi, più forti; forse inizialmente un po’ disorientati, ma infine più contenti.

Cambiare per diventare quello che siamo

La stagione corrispondente all’elemento Metallo è l’autunno, una fase della vita che siamo soliti considerare legata al declino. In realtà, l’autunno è il tempo della raccolta. Nel momento in cui raccogliamo i frutti del nostro operare, siamo portati a una riflessione che riguarda la consonanza delle nostre intenzioni con le nostre azioni. “Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato” si legge nella Lettera di San Paolo ai Galati (6.7). Nella filosofia dello yoga si parla, a questo proposito, di legge del karma. Spesso questo principio viene frainteso e considerato come una sorta di punizione divina che si abbatte su di noi ancora prima del Giudizio Universale.

Mi piace l’immagine che, invece, ci trasmette la medicina cinese: le risorse dentro di noi sono come minerale grezzo, che deve essere forgiato dal potere trasformante del Fuoco, dal nostro ardore. Quello che decidiamo di farne spetta a noi: malleabilità e duttilità ci sono proprie, resistenza e durezza sono rivestimenti che possiamo decidere di indossare o di dismettere. Allora, prendere in mano la propria vita, considerarsi responsabili per quello che accade e per quello che si riceve, è l’atteggiamento da sviluppare per trarre il massimo beneficio dall’elemento Metallo in noi. Entrare in sintonia con la sua energia significa riconoscere il potenziale di cui siamo dotati, la ricchezza che abbiamo dentro, che chiede di essere portata alla luce.

Non me ne vogliano gli esperti di medicina tradizionale cinese, se anche in questa occasione cito Patanjali. Ma, come per la Bibbia, il suo messaggio fa parte di un sapere universale. In Yogasutra I.41, il termine maņer, che può essere tradotto come gemma, una sostanza minerale completamente trasparente, indica la condizione in cui gli effetti delle vŗtti sono praticamente estinti. Questa metafora richiama proprio il processo di trasformazione a cui siamo chiamati anche secondo la filosofia cinese. Da materia grezza a pietra preziosa, da struttura opaca a sostanza trasparente.

E’ un processo di purificazione quello che mettiamo in atto: il fuoco brucia le scorie, smussa gli spigoli, ammorbidisce le parti più dure e resistenti. Solo dopo esserci fatti liquidi, completamente malleabili, possiamo ricostruirci e prendere la forma che ci è propria. Lo svarupa di Patanjali indica così la meta del nostro vivere.

A questo proposito, mi pare interessante richiamare l’espressione di uso comune “come oro colato”. Di solito la si utilizza in forma negativa, per mettere in guardia dal ritenere veritiero o attendibile qualcosa che in realtà non lo è. “Non bisogna prenderlo come oro colato!”, si ammonisce. Il che significa che per oro colato intendiamo qualcosa di assolutamente vero. Ecco, è così che dobbiamo arrivare a essere… come oro colato.

Allora, se lo yoga è cittavŗtti nirodhah, cioè la neutralizzazione dei vortici del corpo-mente, che rendono opaca la nostra gemma, dedichiamoci a esso con ardore. Lasciamoci plasmare dalla forza della vita! Il processo di trasformazione che attiviamo ci porterà a ritrovare il tesoro perduto. Ci trasformiamo per tornare a essere ciò che veramente siamo: sostanze pregiate che hanno dimenticato di esserlo.

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