La fame emotiva o nervosa da qualche anno, noi esperti del mestiere, la chiamiamo emotional eating, cambia la lingua, ma resta sempre quel comportamento che utilizza il cibo per gestire e placare le emozioni, in particolare quelle negative.
Forse ti è ancora capitato di mangiare senza avere davvero fame o continuare a piluccare anche se sai che sei sazia. Oppure in alcuni momenti della settimana o in specifici contesti ti sale il desiderio di mangiare un cibo specifico, proprio tra quelli che vorresti evitare o comunque limitare. La fame emotiva di solito predilige cibi grassi e dolci, ma ognuno di noi è diverso e c’è anche chi cerca ad esempio cibi molto croccanti e salati.
Quando la fame emotiva sale, di solito di colpo, difficilmente la si inganna con una mela, richiede quel cibo specifico che viene mangiato ignorando il senso di sazietà fisica. Si mangia come sopraffatti dal cibo, con l’unico scopo di placare le emozioni. Io dico sempre che l’emotional eating è come mettere un tappo alla mente. Si chiudono tristezza, rabbia e stress dentro ad un contenitore, che non è però a chiusura ermetica, per cui quando l’effetto del cibo svanisce, ci ritroviamo di nuovo quelle emozioni dolorose da gestire e un sacco di calorie da smaltire. Non a caso la fame emotiva porta con sé il senso di colpa e anche l’autostima ci rimette non poco.
Mangiatori emotivi si diventa
L’emotional eating è un comportamento appreso di solito all’interno del contesto famigliare, oppure si sviluppa in seguito, quando il cibo diventa “terapia”, per superare un periodo molto intenso, stressante e carico di emozioni negative.
Il cibo è piacevole, disponibile, economico ed è quindi perfetto per diventare un premio, una coccola o un modo per ricompensarci delle fatiche affrontate. Si innesca il processo che porta ad essere mangiatori emotivi, ancora di più se nell’infanzia siamo stati rinforzati positivamente con il cibo oppure, come la sottoscritta, sempre a dieta, con una lista infinita di cibi proibiti ma molto desiderati.
Il cibo diventa così crescendo la soluzione conveniente e sicura per compensare le emozioni negative, ottenere sollievo e riempire il vuoto.
Ci sono poi dei meccanismi che rinforzano il mangiare emotivo. Le emozioni infatti attivano, oltre al pensiero, anche una reazione fisica che può essere scambiata per fame. Ecco qualche esempio di come le emozioni ci fregano e ci fanno credere di avere fame:
- L’ansia attiva delle contrazioni allo stomaco esattamente come la fame.
- La rabbia fa contrarre il sistema mandibola/mascella, per farle rilassare spesso ricorriamo ai cibi croccanti.
- La tristezza è legata ad un abbassamento della serotonina, il neurotrasmettitore del buon umore. Cerchiamo quindi cibi dolci per rialzarla.
- Si mangia per noia e solitudine, per colmare un vuoto o stimolarci con qualcosa di interessante dal punto di vista sensoriale.
Se sei un mangiatore emotivo occasionale, ammettiamolo, ogni tanto ci vuole una coccola e il cibo oltre ad essere nutrimento è piacere. Quando invece l’emotional eating diventa sistematico o “terapeutico”, allora è il momento di mettersi in osservazione di se stessi e capire quale emozione stiamo cercando di placare con il cibo.
Per mangiatori emotivi e non, ho pensato questo mese a delle barrette energetiche facili da preparare e molto soddisfacenti. Sono perfette come alternativa più salutare, non processata e saziante rispetto agli snack e merendine a cui di solito si ricorre, soprattutto quando siamo in emotional eating.
Barrette cocco e albicocca

INGREDIENTI
2 cucchiai di olio di cocco
100 g di albicocche secche
1 pizzico di cannella
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
100 g di fiocchi d’avena
2 cucchiai di cocco rapè
50 g cioccolato fondente al 75%
PROCEDIMENTO
- Riporre l’olio di cocco, cannella, vaniglia e le albicocche in un mixer e frullare per circa 30 secondi.
- Aggiungere alla brocca del mixer anche l’avena e il cocco e mixare. Utilizzando, se presente, il tasto pulse, che offre brevi colpi di potenza e mescola ma non polverizza l’avena. La consistenza del composto deve assomigliare a quella delle barrette che si acquistano.
- Foderare con carta da forno una pirofila o un contenitori adatti alle temperature del freezer. Disporre il composto in modo uniforme e compatto nella pirofila e riporlo del freezer per circa 30 minuti.
- A questo punto sciogliete il cioccolato a bagnomaria o nel microonde e versarlo sul composto appena uscito dal freezer. Il cioccolato si solidifica subito.
- Tagliare le barrette della dimensione che desideri e conservare in frigo (fino a 5 giorni) o freezer (per un paio di settimane).
OPZIONE PER CHI NON POSSIEDE UN MIXER: sostituire le albicocche con dei datteri medjool, sono morbidi e si schiacciano anche con la forchetta.
Un appello a tutti i mangiatori emotivi: condivi con noi le strategie e piccole soluzioni apprese per combattere la fame emotiva. Lascia un commento qui oppure sui nostri social.

Sono Laura, una psicologa clinica, esperta nell’educazione del comportamento alimentare, nella promozione del benessere e la prevenzione di disturbi correlati a sovrappeso e obesità. Il mio lavoro mi permette di aiutare le persone che vogliono modificare il loro stile di vita, acquisire sane abitudini e perdere quelle cattive. La volontà e le informazioni spesso non sono sufficienti per iniziare e mantenere nel tempo una sana abitudine, come mangiare meglio, fare più movimento, dormire bene e in generale voler bene a sé stessi. È necessario lavorare sull’autostima e sulla consapevolezza del significato delle nostre azioni, in pratica capire perché decidiamo di agire e comportarci in un certo modo. Oltre a percorsi psicologici di sostegno alla dieta per adulti e bambini in casi di obesità, diabete e celiachia, lavoro con insegnanti, gruppi di genitori e adolescenti promuovendo il tema della Body Positivity. Adoro cucinare, ho una vera e propria collezione di libri di cucina naturale in tutte le lingue e amo organizzare la mia spesa, per acquistare il più possibile in modo consapevole e giusto per me stessa e per l’ambiente.
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