Maṇipūra e la coesione della terra

Con il  terzo chakra completiamo quanto già abbiamo visto assieme parlando di Svādhiṣṭhāna riguardo all’elemento terra della filosofia classica cinese. La cosa che più mi affascina delle tradizioni orientale è la praticità. Stavolta non parliamo più della terra fertile dell’orto, ma della terra con la quale si modellano i recipienti e si fanno i mattoni per costruire le case. L’energia di Maṇipūra “tiene insieme le cose”, e la forza che scaturisce è rivolta verso il sé, controllando e stabilizzando. L’energia del secondo chakra era invece rivolta verso gli altri.

Maṇipūra si manifesta

Nella vita e nel lavoro incontriamo persone affascinanti perché “tutte d’un pezzo”: sicure di sé e con le idee ben chiare su dove sono e cosa vogliono. Questa sicurezza deriva dalla loro capacità di leggere i segnali di ciò che sta accadendo: valutano le situazioni rimanendo focalizzati nel momento e su se stessi, senza farsi distrarre. Quando Maṇipūra è “aperto”, si libera l’autostima e la naturale capacità di relazionarsi con gli altri. Se ricordate il mio post precedente, la capacità di relazionarsi agli altri era una caratteristica anche di Svādhiṣṭhāna. Il secondo chakra era legato alla realizzazione sociale e sessuale. Il terzo chakra è legato alle relazioni protettive, stabili, concrete. In altre parole: l’energia di Svādhiṣṭhāna lavora in maniera centrifuga (Yang), quella di Maṇipūra lavora in modo centripeto (Yin).

Quando Maṇipūra si blocca viene meno quella capacità di leggere il mondo attorno a sé con una crescente sensazione di spaesamento. Cede la fiducia in sé stessi e successivamente viene meno la capacità di mantenere vicino le persone più care, innescando un percorso di isolamento. Con il passare del tempo il disequilibrio può diventare più profondo e cronicizzarsi. Per le persone “tutte d’un pezzo” Queste emozioni diventano inaccettabili per le persone “tutte d’un pezzo”: negano il dolore provato al disgregarsi delle relazioni e rifiutano ciò sta accadendo, ostentando una sicurezza col solo scopo di riuscire a piacere ancora.

Le coordinate della mappa energetica

Sta diventando quasi un mantra: il benessere e la salute scaturiscono dal flusso libero delle energie nel corpo. Attraverso lo yoga possiamo ascoltare il nostro corpo e le nostre emozioni capendo quanto i chakra siano aperti o bloccati. La meditazione è un altro strumento che ci permette l’ascolto in profondità.

Per connetterci con Maṇipūra possiamo, durante la meditazione, appoggiare la mano su due punti del nostro corpo per amplificare i segnali provenienti dal chakra. Il primo  è Juque, “la porta del grande palazzo” (CV14), situato sul torace, poco più in alto di dove finisce lo sterno. Il secondo è Ji Zhong, o “centro spinale” (GV6): si trova all’altezza del punto precedente, ma sulla schiena. Tra i palmi delle vostre mani, in profondità si trova Maṇipūra che sta irradiando l’energia in tutto il corpo attraverso i canali energetici chiamati nadi.

L’energia convogliata “emerge” in maniera chiara in due punti. Il primo è Yangchi, “la pozza dello yang” (TE4) che si trova sulla tra dorso della mano e il polso, là dove c’è una leggera depressione verso il dito mignolo. Il secondo punto Shan Zhong, “il centro del petto” (CV17) sta sulla linea immaginaria che unisce i capezzoli e l’attaccatura delle ascelle. A prima vista sembra complicato trovare questi punti: in realtà è più semplice di quanto sembri. Per semplificare la ricerca vi ho disegnato i 5 punti nella figura seguente. 

chakra maṇipūra
Punti di pressione (tsubo) per “sbloccare” e corroborare Maṇipūra. Image by GDJ from Pixabay

Prove di connessione…

Quando ci sentiamo spaesati proviamo a massaggiaci alternativamente il punto sul dorso dei polsi, mentre ad occhi chiusi ci si concentra sul movimento dello sterno quando si respira profondamente. In maniera quasi automatica si troverà mentalmente il punto sullo sterno e verrà aperta una connessione profonda e benefica con Maṇipūra. A questo punto basterà solamente affidarsi al respiro e ascoltare in silenzio le sensazioni -piacevoli e spiacevoli-che il corpo ci comunicherà, accettandole.

Siamo quindi giunti al termine di questo nostro terzo appuntamento: con questo semplice esercizio possiamo sperimentare quanto il semplice tocco della mano sulla nostra pelle possa connetterci profondamente con noi stessi. Il beneficio è che questa connessione innesca le nostre capacità innate di auto-curarci, accompagnandoci nella nostra ricerca del benessere.

Se sei interessato ai percorsi di consapevolezza energetica metti un like o, se vuoi, aggiungi un commento: potrò così scrivere un altro testo di approfondimento su queste tematiche.

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