Manipura chakra, la città dei gioielli

Nella fisiologia sottile, manipura chakra corrisponde al plesso solare: un’area situata all’altezza dello stomaco. Viene denominato anche nābhi chakra, ovvero chakra dell’ombelico. A esso è associato l’elemento (mahabhuta) fuoco, quella forza che genera la combustione. Nell’organismo è pertanto responsabile della funzione digestiva e ha a che fare con tutto ciò che riguarda il metabolismo. Il senso collegato col terzo chakra è la vista.

Il terzo chakra viene rappresentato come un fiore di loto blu con dieci petali. All’interno si trova un triangolo con la punta rivolta verso il basso. Il colore che lo contraddistingue è il giallo, come quello delle scintille. Infatti, manipura significa “città dei gioielli”, un insieme di gemme che splendono.

Diverse le manifestazioni dell’energia a livello di terzo chakra; la sua carica infatti può essere potente e controllata oppure dirompente e fuori controllo. Sappiamo bene, per esempio, che se delle goccioline d’acqua vengono a contatto con un fuoco acceso o se la legna che usiamo per la combustione contiene umidità, comincia a scoppiettare. Se invece la legna è asciutta e stagionata al punto giusto, la fiammata sarà vigorosa ma composta.

Digestione e cambiamento

L’atteggiamento che assumiamo di fronte agli eventi della vita dipende dal modo in cui l’energia fluisce attraverso manipura chakra. L’entusiasmo o la flemma che ci caratterizzano nell’affrontare le situazioni, la rabbia o la compostezza che esprimiamo in determinate circostanze, sono tutte manifestazioni di quell’energia. Ovviamente, come già osservato in altri articoli, quello dei chakra è un sistema complesso: anche le manifestazioni dell’energia a livello del terzo chakra devono essere messe in relazione con quanto avviene ad altri livelli.

Caratteristica primaria del fuoco è trasformare la materia non ignifuga con la quale viene a contatto. Dall’energia di manipura chakra dipende il modo in cui “digeriamo” le esperienze che viviamo. E’ quell’energia che determina il cambiamento che siamo in grado di mettere in atto in noi, in seguito all’incontro con fatti, persone circostanze.

Perché la trasformazione avvenga è necessario “sacrificare” ad Agni ciò (atteggiamenti, resistenze, pregiudizi) di cui non abbiamo bisogno. Bruciare nel significato di lasciar esaurire e non di gettare via sconsideratamente! Il cambiamento autentico è dato da una visione rinnovata e non consiste nel rinnegare quanto c’è stato prima. Offrire al fuoco della trasformazione interiore le nostre tendenze obsolete porta un rinnovamento che si crea dalla cenere stessa.

Come alimentare il fuoco della trasformazione interiore

La qualità associata a manipura è la forza di volontà, la determinazione. Ci sono persone dotate si direbbe naturalmente di tale dote. La forza di volontà, comunque, si può allenare e rinforzare. Per farlo, occorre mettersi nell’ottica di bandire la pigrizia e la ritrosia a far fatica.

Il modo migliore che conosco per lavorare sul corpo al fine di aumentare la forza di volontà consiste nel fare gli addominali. Lo hatha yoga ci viene in soccorso con diversi asana: la panca, vasisthasana, utkatasana oppure navasana sono ottimi allo scopo. In particolare, mi piace il significato metaforico di navasana, che raffigura proprio l’atto di condurre, con il timone saldo, la navigazione.

Con manipura possiamo percepire il legame particolare che esiste tra i primi tre chakra. Per mantenere l’autocontrollo rispetto ai marosi della vita, occorre, contemporaneamente avere un buon radicamento (campo di competenza del primo chakra) e saper cavalcare le onde (la flessibilità e la capacità di adattamento date dall’energia del secondo chakra). Il terzo chakra contribuisce, quindi, consentendo di sviluppare la forza necessaria a mantenere la rotta. Si comprende così come la capacità di visione, attributo fondamentale di manipura, sia di fondamentale importanza.