Esplorare la luce e catturare le ombre. A questo gli artisti consacrano la loro vita da secoli. La tecnologia, dall’inizio del secolo scorso, ha portato questo bene essenziale a portata di un “clic” nelle nostre case. E subito anche gli artisti hanno provato a manipolare le sorgenti luminose per farne un uso creativo. Tra questi Pablo Picasso, che con i suoi “disegni di luce” può essere considerato un precursore del light painting.
Quando Picasso incontrò la fotografia
Picasso, di cui quest’anno ricorrono i centoquaranta anni dalla nascita, un giorno incontrò, nel suo studio di Vallauris, in Francia meridionale, il fotografo della rivista LIFE, Gjon Mili. Era il 1949 e Mili, con il suo flash elettrico, un innovatore nel campo dell’illuminazione. Mili mostrò all’artista alcuni scatti realizzati con la tecnica del light painting. Una piccola lampadina sullo stivaletto di una pattinatrice aveva generato scie luminose. Disegni nello spazio.

I “disegni di luce”
Picasso ne rimase deliziato. Torcia alla mano cominciò a tracciare, nell’aria della stanza buia, linee immaginarie. Il fotografo lasciato aperto l’otturatore della sua macchina illuminava l’artista, con un flash laterale, un attimo prima di terminare lo scatto. In questo modo si poteva vedere sia il disegno che l’artista proprio nell’istante in cui lo concludeva. Nessuno dei due aveva idea del risultato, se non dopo la stampa delle pellicole. Ed è così che sono giunti a noi una serie di scatti stupefacenti, noti come “disegni di luce”. Immortalano centauri, tori, profili greci, figure, vasi di fiori. Disegni nati da un effimero gesto di un braccio che si muove nello spazio immateriale dell’aria.
Il light painting è oggi una pratica diffusa tra artisti e fotografi, dilettanti ed esperti. Ci permette infatti di giocare con la luce, modificando la realtà che vediamo con elementi di fantasia. E tu conosci questa pratica? L’hai mai utilizzata per le tue foto? Raccontamelo nei commenti!
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Giallo come i granelli di sabbia del deserto e verde come le foglie degli alberi che ricoprono le nostre montagne, questi sono i due colori che userei se mi disegnassi. Nomade ma sempre alla ricerca di un posto che sappia un po’ di “casa”, amo viaggiare senza una meta precisa, conoscere le storie delle persone che incontro e mangiare sano. Adoro leggere e imparare – nell’incessante ricerca di risposte alle infinite domande che affollano la mia mente – e per questo mi ritaglio sempre un po’ di tempo per studiare. Mi sono laureata in filosofia e ora lavoro come operatrice culturale: è bello pensare ad un evento e progettarlo giorno dopo giorno fino alla sua realizzazione. Per il blog di Yoga Hub raccolgo alcuni spunti su come l’arte possa essere benefica per la nostra mente e il nostro corpo.
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