Per le medicine tradizionali la salute scaturisce spontanea quando si vive in armonia con i ritmi naturali. Ogni tradizione ha sviluppato una filosofia e dei simboli per collegare il corpo alla natura. Ad esempio le caratteristiche del secondo chakra, Svādhiṣṭhāna, possono essere collegate all’elemento terra della medicina cinese. Una delle cose più affascinanti delle filosofie orientali è la loro concretezza. Non c’è molta differenza tra ciò che accade nel corpo e ciò che succede nell’orto: la terra è l’elemento della germinazione, della fertilità. È ciò che predispone, favorisce, contiene e nutre la vita. L’energia della terra è di tipo attrattivo e serve ad accogliere e sedurre con l’obiettivo di creare la vita. La terra riverbera nell’essere umano, nel carattere e nelle predisposizioni innate: vediamo come.
Svādhiṣṭhāna si manifesta
Capita spesso che alcune persone siano le “anime della festa” riuscendo a stare al centro dell’attenzione in maniera naturale. Entrano subito in sintonia con tutti e sono così come sono, senza alcun egocentrismo. Inoltre, riescono a mantenere un certo distacco che dona loro ancora più fascino. È facile esserne attratti perché il loro magnetismo lavora sia a livello intellettuale che fisico. In loro Svādhiṣṭhāna è aperto, l’energia fluisce liberamente e il loro carattere si esprime appieno: emanano quell’energia che ritroviamo nel regno animale durante i rituali d’accoppiamento.
Quando Svādhiṣṭhāna si blocca si innesca un disequilibrio energetico ed il loro fascino si appanna. Quello che prima era un innato magnetismo si trasforma ora nell’autocompiacimento, nella ricerca della prestazione invece che del piacere, nella sensazione di rimanere inappagati se non c’è l’approvazione degli altri. Nel tempo questo disequilibrio fa aumentare l’ansia da competizione e innesca la gelosia… Quella “affascinante distanza” si irrigidisce in un vero e proprio isolamento e nell’incapacità di comunicare emotivamente.
Le coordinate della mappa energetica
Lo yoga può sbloccare efficacemente svādhiṣṭhāna in maniera che l’energia pulsi armoniosamente nel chakra e lungo i canali energetici. Ci si può connettere profondamente al chakra anche con la meditazione ed appoggiando i palmi delle mani su due punti precisi della pelle. Il primo è chiamato Yao Yang Guan, il “passaggio dello yang lombare” (GV3) che si trova sulla schiena in corrispondenza della quarta vertebra lombare all’altezza delle creste iliache. Il secondo invece è Qi Hai, “il mare del Qi” (CV6) sulla linea mediana del torace, 1 pollice e mezzo sotto l’ombelico. Questi due punti sono molto potenti: legano Svādhiṣṭhāna alla fertilità ed al nutrimento e, come detto, all’energia dell’elemento Terra che “tutto contiene e tutto nutre”.
Dopo lo yoga, in qualsiasi momento della giornata, possiamo lavorare ulteriormente per mantenere aperto Svādhiṣṭhāna facendo pressione con le dita sui punti Qu Ze, “la palude presso l’ansa” (PC3) che si trovano su entrambe braccia, nella piega cubitale lateralmente al tendine del bicipite. Un altro punto interessante è Shen Zu, “il pilastro del corpo” (GV12) che si trova sul dorso, tra le scapole all’altezza della terza vertebra lombare. Questo punto può essere stimolato appoggiandosi ad una pallina da tennis o di gomma posizionata su una parte all’altezza corretta, per poi lasciarsi andare alle piacevoli sensazioni che scaturiscono dalla stimolazione.
Come “sbloccare” e corroborare mūlādhāra agendo sui punti di pressione.
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Con questi esercizi pensati per il chakra Svādhiṣṭhāna continua questo nostro viaggio verso lo “stare bene”. Se sei interessato ai percorsi di consapevolezza energetica metti un like o, se vuoi, aggiungi un commento: potrò così scrivere un altro testo di approfondimento sul tema.
