A svādhișțhāna può essere attribuito il significato di “propria dimora”. Il secondo chakra si colloca nella zona del bacino, poco sopra il primo, all’altezza degli organi genitali femminili. A esso è associato l’elemento (mahabhuta) acqua ed è pertanto responsabile di tutte le funzioni fisiologiche che hanno a che fare coi liquidi corporei. Il senso collegato col secondo chakra è il gusto.
Nella simbologia, il secondo chakra viene rappresentato come un fiore di loto arancione con sei petali. All’interno si trovano altri due fiori di loto e alla base di quello centrale una luna crescente. Il nostro satellite, come sappiamo, genera un potente influsso sulle acque del pianeta, così come esercita un’influenza sul ciclo mestruale. Ma la presenza della luna serve anche a indicare l’ondivago susseguirsi delle emozioni, altro campo di competenza del secondo chakra.
Flessibilità o rigidità a livello corporeo e mentale sono attributi che dipendono dal funzionamento di svādhișțhāna chakra. Una buona flessibilità e la capacità di adattamento indicano che la sua energia fluisce in modo armonioso. Al contrario, rigidità e intolleranza sono sintomi di qualche blocco a questo livello. Tenendo conto, tuttavia, che quello dei chakra è un sistema complesso, è importante sottolineare come le caratteristiche appena menzionate dipendano anche dal modo di funzionare del primo chakra.
Sessualità e realizzazione
In corrispondenza del secondo chakra sono collocati gli organi sessuali e l’apparato riproduttivo. Siamo nel regno della sessualità, a cui la tradizione tantrika attribuisce un ruolo fondamentale nell’intero processo di Liberazione. A differenza dell’impostazione seguita dagli Yogasutra di Patanjali e di altre correnti che propugnano uno stile di vita ascetico, basato anche sull’astinenza, le pratiche del tantra comportano una totale immersione nelle esperienze dell’esistenza, al fine ultimo di trascenderle e raggiungere la Realizzazione.
Spesso il tantrismo viene frainteso e le sue pratiche screditate perché hanno a che fare con un aspetto intorno al quale, secondo il comune modo di vedere, occorre mantenere un certo pudore. Nella realtà, si tratta di tecniche piuttosto impegnative e radicali, volte al risveglio della kundalini e alla sua ascesa. “La pratica sessuale in questione non è un’attività lasciva, avida di godimento, non tende né al piacere né alla procreazione, ma si presenta come uno yoga, una disciplina, un atto sacro che ha lo scopo di realizzare l’essenza del Sé, l’identificazione con Śiva.” (Lilian Silburn, La kundalinī o L’energia del profondo, Adelphi)
L’aspetto esoterico che caratterizza tale disciplina mira a salvaguardare insegnamenti che non sono alla portata di tutti. Per lo yogin dei giorni nostri, comunque, l’impostazione sottostante può essere di ispirazione: concepire l’attività sessuale come atto sacro, attraverso il quale evolvere insieme al partner. É evidente a chiunque, infatti, come ci siano diverse modalità di vivere la sessualità. Ci possono essere relazioni morbose e limitanti oppure arricchenti ed espansive; con infinite sfumature nel mezzo.
Come lavorare sul secondo chakra
Non sono tra coloro che ritengono che esistano esercizi precisi per “sbloccare” i chakra, come si sente spesso dire. Il nostro organismo è una realtà talmente complessa e quello dei chakra un sistema organico che difficilmente si può scomporre in compartimenti stagni. Indubbiamente però, come ci insegna lo yoga in generale, esistono pratiche che possono esercitare alcune influenze su particolari aspetti di quel funzionamento.
Con riferimento agli aspetti di competenza del secondo chakra, è importante lavorare sulla flessibilità, a livello sia fisico sia mentale. Uno stile di yoga che può rivelarsi efficace a questo scopo è il vinyasa, nel quale si dà rilevanza al movimento corporeo, associandolo al respiro. Gli asana che comportano l’apertura delle anche, come la posizione della dea sdraiata, ananda balasana, baddha konasana oppure upavista konasana sono altrettanto utili. Anche compiere liberamente movimenti fluidi col corpo, magari seguendo il ritmo di una musica armoniosa, andando a sciogliere la colonna e le articolazioni, è estremamente efficace.
Vorrei lasciare un ultimo suggerimento per lavorare sul secondo chakra, che riguarda i comportamenti abitudinari. Prova a identificare un’azione che compi in automatico ogni giorno e decidi di fare esattamente l’opposto. Non occorre necessariamente stravolgere la tua routine, magari puoi semplicemente cambiare percorso per raggiungere la stessa destinazione oppure modificare l’ordine con cui esegui certe attività. Per esempio, pensa ai movimenti che compi quando fai la doccia e prova a invertire il senso: se normalmente parti dalla testa, comincia col lavare i piedi. Potresti anche introdurre una nuova azione; basta poco, tipo bere un bicchiere d’acqua appena svegli∂ oppure fermarti un secondo prima di mangiare e dire mentalmente “grazie”. Usa la fantasia e prova a fare qualcosa diverso dal solito! Osserva cosa succede dopo un po’ di tempo e se vuoi darmi un feedback, ne sarò felice.

Curiosa di natura e ballerina nei sogni di bambina, con lo yoga ha trovato la sua dimensione ideale, potendo conciliare la sua passione per lo studio con la ricerca della flessibilità corporea. Infatti, all’approfondimento della teoria (si è specializzata con il Master in YogaStudies. Corpo e Meditazione nelle tradizioni dell’Asia dell’Univerità Ca’Foscari di Venezia) ha affiancato la formazione da insegnante di yoga. Si è inoltre diplomata all’Accademia di Raja Yoga di Ananda Assisi, acquisendo e imparando a trasmettere le tecniche meditative insegnate da Paramhansa Yogananda. Continua incessantemente a studiare e a sperimentare; convinta che la meditazione e la pratica della presenza sia la chiave per un’espansione della consapevolezza.