Tornare alla vita di prima: sarà?

Tornare alla vita di prima implica che ad un certo punto ci sia stato un momento spartiacque.

Una separazione netta: se tutti abbiamo diversi momenti così nella nostra vita – un viaggio, la fine degli studi, un cambio lavoro, la fine o l’inizio di una relazione, la nascita di un figlio/a – adesso ci troviamo ad affrontarne uno collettivo grazie a/per colpa del COVID.

La pandemia globale che stiamo ancora affrontando è questo, anche se ne stiamo parlando meno. Un momento spartiacque in cui siamo “gentilmente” invitati a capire chi siamo e/o vogliamo essere, come vogliamo vivere e che tipo di vita vogliamo fare.

La vita di adesso

La vita di prima sembra distante anni luce: quella senza mascherina né disinfettante, dove si viaggiava e si usciva senza renderci conto della fortuna che avevamo. Dove era normale addormentarsi a Trento e svegliarsi a Berlino grazie a un Flixbus. O prendere un volo la mattina da Milano, e addormentarsi a Santiago del Cile – nella stessa giornata.

Abbiamo ripreso solo alcune delle attività. Speriamo con tutte le nostre forze che le scuole riaprano: per la salute psico-fisica dei figli, ma anche (soprattutto?) dei genitori e del sistema economico in generale.

Viviamo vite sospese, in attesa di cosa succederà quest’autunno. Proviamo a ripartire senza sapere se potremo davvero farlo. Vogliamo vivere una rinascita senza sapere se l’esperienza di morte è finita per davvero: uno stato di coma vigile.

Tempo di riflessioni

Siamo arrivate all’estate dopo la quarantena con voglia di uscire, di sole, di vacanze, di recuperare quel minimo di serenità. Settembre però nel frattempo è arrivato, e prima o poi dovremo fermarci a riflettere e capire se vogliamo tornare alla vita di prima.

Già, tornare alla vita di prima: nel tuo caso, è davvero un qualcosa che vuoi? Cosa ti piacerebbe cambiasse nella tua vita? Come vorresti che fosse la tua vita?

Sono domande da cui spesso scappiamo, nascondendoci nel tram-tram quotidiano. Sveglia, lavoro, pausa pranzo, lavoro, casa (famiglia), magari esercizio fisico, magari una serie TV, magari un libro o un’attività culturale. Questo dal lunedì al venerdì, spesso aspettando il fine settimana o le vacanze per fare quello che ci piace davvero. Una vita in attesa, proprio come l’attesa che stiamo vivendo adesso – solo che prima c’era l’illusione di avere il controllo sulle cose.

Tornare alla vita di prima: lo vuoi davvero?

Magari già adesso stai tornando alla vita di prima (più o meno) perché preferisci non pensare, e lo fai in modo automatico. O forse lo fai perché ti sembra che tanto niente potrà mai cambiare, e che i vincoli che ormai hai sono troppo forti. Oppure perché alla fine della fiera ti sei reso/a conto che la vita che vivevi non era poi così male.

Il primo pezzo di questa pandemia lo abbiamo alle spalle, e non sappiamo se ce ne sarà un altro. Sappiamo però anche che la pandemia non ci renderà migliori a prescindere (come ci piaceva credere all’inizio), ma ci offre la possibilità di diventarlo se ci mettiamo di impegno. Un po’ come la generazione del ’20/’30: hanno fatto la Seconda Guerra Mondiale – ed alcuni ne sono usciti amareggiati, pieni di risentimento, ed incattiviti; altri invece sono diventati anziani buoni, divertenti, che vivono la vita come viene.

Non sto dicendo che una pandemia sia come una guerra (non lo è); ma che le implicazioni per l’animo umano a livello individuale e collettivo, per quello che possiamo vedere oggi, sono simili.

Quindi oggi ti chiedo: che tipo di persona vuoi essere, e che vita vuoi vivere?

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