Viśuddhi chakra, spazio alla creatività

«In the throat is the place of Bhāratī [the goddess of speech], the Viśuddhi cakra, which has sixteen petals.» Così viene introdotto il quinto chakra nella Samgītaratnākara, un testo risalente al XIII secolo, che evidenzia i vari stati emozionali provocati dal situarsi del Sé nei petali dei chakra. A Viśuddhi è associato il senso dell’udito ed è significativo che l’elemento corrispondente, se tale può essere considerato, sia l’etere. Più che elemento, infatti, si tratta di un “ambiente” dove le vibrazioni si muovono a una velocità superiore rispetto a quella a cui possono propagarsi nella materia più densa. Il colore di pertinenza del quinto chakra è il turchese, che richiama le acque cristalline dei mari caraibici dove la linea dell’orizzonte si confonde tra mare e cielo.

A questo livello, le vibrazioni si fanno più sottili. Per rilevarle, occorre uno stato di silenzio interiore, una condizione libera da “interferenze”. Negli spazi tra un respiro e l’altro, tra un pensiero e l’altro, ci si può posizionare in quella dimensione, fuori dal tempo ordinario, in cui le idee, le intuizioni, l’ispirazione, viaggiano e lambiscono la coscienza come stelle cadenti.

La creatività, la vena artistica e l’abilità nella comunicazione sono qualità che si generano quando l’energia fluisce in modo armonioso attraverso il quinto chakra. Gli artisti lo sanno, l’ispirazione giunge da un “luogo” sconosciuto a cui spesso non è possibile accedere a piacimento, ma che si attiva quasi misteriosamente. Coloro che usano il linguaggio come strumento del proprio mestiere – insegnanti, politici, oratori in genere – sanno bene che il discorso è più efficace con le giuste pause…

Entrare in quella dimensione

Con il quinto chakra entriamo in un campo che ha del misterioso per la maggior parte degli esseri umani. Eppure, credo che chiunque abbia in qualche modo sperimentato gli effetti di un effluvio armonioso di energia a tale livello. Un’idea felice che ha consentito di risolvere una situazione critica; la frase giusta al momento giusto; semplicemente uno stato di quiete in cui tutto sembra perfetto senza che sia provocata da un input esterno: sono tutte manifestazioni riportabili al funzionamento del quinto chakra.

Una delle funzioni che più mi affascinano dello hatha yoga è quella di creare spazio nel corpo. In molti, se non in tutti gli asana, accanto al lavoro sul tono muscolare, c’è quello legato all’allungamento. L’espansione che si produce a livello corporeo, grazie anche all’uso del respiro, si riflette inevitabilmente nella sfera psichica. La calma che è possibile percepire talvolta al termine della pratica rivela proprio una sorta di “svuotamento” della folla di pensieri dalla testa.

Percepire la connessione che esiste tra la sfera prettamente corporea e quella mentale a livello di Viśuddhi chakra è un risultato importante. Una volta sgombrata la scena dalle tante interferenze che affettano il sistema corpo-mente, si arriva un po’ più vicino alla dimensione autentica del nostro essere. La “scoperta” potrebbe provocare un senso di smarrimento, ma se abbiamo seguito il percorso di risalita dell’energia dai chakra inferiori in maniera graduale e progressiva, saremo pronti a compiere questo ulteriore passo.

Creare spazio

Come si è detto, molti asana consistono in allungamenti e lavorano non solo sui muscoli, ma anche sul tessuto connettivo, la c.d. fascia. I piegamenti in avanti vanno a distendere la parte posteriore del corpo; gli inarcamenti, quella anteriore. Le flessioni laterali lavorano sull’allungamento dei fianchi. Quindi, non solamente le posizioni che coinvolgono l’area del collo e della gola – dove è “localizzato” il quinto chakra – producono effetti rivelanti a livello di Viśuddhi.

Asana come la lepre oppure la candela (sarvangasana) distendono in modo specifico la zona posteriore del collo. Asana come il pesce (matsyasana), invece, oltre a provocare un’ampia espansione nel petto, distendono la parte anteriore del collo. Tale posizione mi piace anche per il suo valore simbolico, in quanto evoca l’immagine di un pesce che galleggia nell’iperspazio!

Lo strumento più potente per connettersi con l’energia di Viśuddhi chakra è indubbiamente il silenzio. Uno dei malanni principali dell’epoca nella quale viviamo è la diffusa mancanza di silenzio e la prepotenza del rumore. Come proposta per lavorare sull’energia del quinto chakra, consiglio di praticare il silenzio. Non si tratta semplicemente di trovare un luogo non rumoroso dove stare in pace, ma soprattutto di acquietare il brusio di fondo dei pensieri. Questa è la parte più impegnativa! Allora, trova una posizione comoda, rilassa il corpo al massimo consentito dalla posizione stessa, con particolare attenzione alla zona della gola, e prova a trovare il silenzio dentro di te… fino a quando lo sentirai espandersi oltre.