Yoga e Impressionismo, l’importanza di cogliere l’attimo fuggente

“E che grande questo tempo che solitudine che bella compagnia” cantava Fabrizio De Andrè in Anime Salve. Già, abbiamo imparato a conoscerla, la solitudine, in queste giornate che si susseguono così simili l’una all’altra all’insegna dell’isolamento sociale. Noi che eravamo sempre di corsa, noi con l’agenda costellata di impegni, no, non è semplice riuscire a restare motivati senza sapere bene cosa ci aspetta “dopo” e trovare le energie per affrontare al meglio la giornataqui Novella ci dà alcuni suggerimenti. Sicuramente è importante riuscire a guardare dalla giusta distanza il tempestoso mare di sensazioni che ci travolge nei momenti più quieti del giorno. E se lo yoga ci invita al distacco dalle emozioni, per trovare uno stato di calma reale, dal mondo dell’arte ci possono arrivare alcuni spunti per ritrovare attimi di benessere.

L’impressionismo e l’esperienza soggettiva

Pensando al binomio arte e benessere mi sono venuti in mente i quadri degli artisti ascrivibili come “impressionisti”. L’impressionismo è una corrente che nasce in Francia a fine Ottocento e ha il grande merito di aver rivoluzionato per sempre il mondo dell’arte figurativa. Si basa sull’idea che l’arte esprima l’esperienza soggettiva dell’artista mentre osserva in un preciso istante la natura. Ogni attimo è differente da quello successivo, perché la luce muta costantemente e così ciò che vediamo.

Tutto scorre. La scelta dei pittori impressionisti è quindi quella di rappresentare la realtà cogliendo l’impressione istantanea, esaltando la sensazione dell’attimo fuggente. Dell’attimo presente. E quelli raccolti nella pittura impressionista sono attimi che ci trasmettono serenità, che gratificano gli occhi e ci  fanno pensare ad un mondo dove si può vivere bene.

Le ninfee di Monet, ovvero la ricerca dell’impressione perfetta

Un mondo dove la natura diventa soggetto, in tutto il suo genuino splendore. Come nei celebri quadri di Monet, dove natura, acqua, aria, luce e colore sono i protagonisti. “Ho sempre lavorato meglio nella solitudine e secondo le mie sole impressioni”, diceva l’artista. Nessuno come lui ha saputo rendere eterno quella impressione di perfetta armonia tra la natura e l’uomo che l’ammira.

Nel suo giardino giapponese a Giverny, Monet immortala, con pennellate rapide e veloci, su duecentocinquanta tele le ninfee del suo stagno, cambiando sempre punto di osservazione e nelle diverse stagioni. Le ninfee che si riflettono nell’acqua sembrano disfarsi e ricostruirsi continuamente in un gioco di colori caldi e freddi. Nemmeno la guerra che infuria fuori dal suo colorato giardino negli ultimi anni della sua vita, distoglierà Monet dalla sua pittura, dalla sua incessante ricerca sulla luce e sull’impressione perfetta.

La pittura impressionista ci ricorda di cogliere l’unicità dell’istante presente, con la consapevolezza che quello successivo sarà necessariamente diverso. Ci ricorda di alzare lo sguardo dallo schermo del nostro telefono e guardarci intorno con attenzione perché ogni attimo ci potrà regalare un’ impressione di irripetibile serenità. Perché noi che per troppo tempo abbiamo pensato alla natura come ad un oggetto tra gli altri, ce ne siamo dimenticati. Ma oggi, ai tempi del Covid-19, penso che questo sia uno spunto più che mai prezioso.

Se hai voglia di conoscere meglio Monet e farti un viaggetto in Francia, comodamente da casa, ti consiglio di visitare virtualmente la sua splendida villa di Giverny (clicca qui)!

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